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Tecnologia dei sensori laser per la misurazione della distanza

I sen­so­ri di di­stan­za laser mi­su­ra­no po­si­zio­ni e di­stan­ze senza con­tat­to con la luce laser. Sono pre­ci­si e pos­so­no es­se­re uti­liz­za­ti sia su gran­di di­stan­ze che nelle di­stan­ze brevi. Que­sti sen­so­ri sono idea­li per il ri­le­va­men­to pre­ci­so della po­si­zio­ne e della di­stan­za o per il ri­le­va­men­to di og­get­ti in­di­pen­den­te­men­te dal co­lo­re e dalla su­per­fi­cie.

Come fun­zio­na­no i sen­so­ri di di­stan­za laser?

I sen­so­ri laser fanno parte dei sen­so­ri op­to­e­let­tro­ni­ci e, gra­zie al prin­ci­pio di mi­su­ra­zio­ne senza con­tat­to e all’ele­va­ta pre­ci­sio­ne, sono ido­nei per il ri­le­va­men­to di og­get­ti, la mi­su­ra­zio­ne della corsa, della po­si­zio­ne e della di­stan­za. I sen­so­ri di di­stan­za laser di wen­glor fun­zio­na­no se­con­do il prin­ci­pio della mi­su­ra­zio­ne del tempo di volo e il pro­ce­di­men­to della trian­go­la­zio­ne laser. En­tram­be le pro­ce­du­re mi­su­ra­no le di­stan­ze con la luce laser e le vi­sua­liz­za­no come va­lo­ri di di­stan­za.


          

Quan­do viene uti­liz­za­to un sen­so­re di trian­go­la­zio­ne e quan­do un sen­so­re a tempo di volo?

Rappresentazione principio della triangolazione

Sen­so­ri di trian­go­la­zio­ne a corto rag­gio

Ri­le­va­men­to pre­ci­so di di­stan­ze a corto rag­gio fino a 1 m
Ri­co­no­sci­men­to di og­get­ti molto pic­co­li o dif­fe­ren­ze di di­stan­za
Dif­fe­ren­za di linearità < 1 mm
Mi­su­ra­zio­ni molto ra­pi­de 
Mi­su­ra­zio­ne su di­ver­se forme e su­per­fi­ci
Ele­va­ta pre­ci­sio­ne fino a mi­cron

Rappresentazione principio della triangolazione

Sen­so­ri a tempo di volo per gran­di di­stan­ze

Ri­le­va­men­to di gran­di di­stan­ze fino a 100 m con ri­flet­to­ri
Campo di la­vo­ro fino a 10 m sull’og­get­to
Dif­fe­ren­za di linearità > 10 mm
In­sen­si­bi­li alle in­ter­fe­ren­ze
Ele­va­ta si­cu­rez­za con­tro la luce estra­nea
Mi­su­ra ri­pro­du­ci­bi­le a gran­di di­stan­ze

Possibilità di im­pie­go di sen­so­ri laser per la mi­su­ra­zio­ne della di­stan­za

Con­trol­lo di pre­sen­za

Icona Controllo di presenza

Mi­su­ra­zio­ne dello spes­so­re

Icona Misurazione di spessore

Con­trol­lo dia­me­tro

Icona Controllo diametro

Cal­co­lo del bordo

Icona Calcolo del bordo

Po­si­zio­na­men­to

Icona Posizionamento

Po­si­zio­na­men­to dei robot

Icona Posizionamento del robot

Mo­ni­to­rag­gio al­tez­za pile

Icona monitoraggio altezza pila

Mi­su­ra­zio­ne delle parti

Icona Misurazione delle parti

Mi­su­ra­zio­ne delle dif­fe­ren­ze

Ri­co­no­sci­men­to con­tra­sto

Con­trol­lo dop­pio stra­to

Set­to­ri e in­du­strie in cui ven­go­no uti­liz­za­ti i sen­so­ri laser di di­stan­za

Sen­so­ri di trian­go­la­zio­ne

Sen­so­ri a tempo di volo

Nei cen­tri lo­gi­sti­ci i si­ste­mi shut­tle de­vo­no con­se­gna­re au­to­ma­ti­ca­men­te le merci dal ma­gaz­zi­no alla pro­du­zio­ne. I sen­so­ri di di­stan­za laser a tempo di volo ToF con win­tec in­te­gra­ti su cia­scu­na fac­cia ter­mi­na­le ri­le­va­no tem­pe­sti­va­men­te le po­si­zio­ni fi­na­li o le na­vet­te che avan­za­no nel campo vi­si­vo fino a dieci metri, in modo che le na­vet­te pos­sa­no ral­len­ta­re o fer­mar­si.

Il prin­ci­pio della trian­go­la­zio­ne

Il prin­ci­pio della trian­go­la­zio­ne è una pro­ce­du­ra di mi­su­ra­zio­ne geo­me­tri­ca che sfrut­ta la re­la­zio­ne trian­go­la­re. Que­sto me­to­do pro­iet­ta un punto lu­mi­no­so sull’og­get­to da mi­su­ra­re. L’og­get­to ri­flet­te la luce e col­pi­sce un ele­men­to di ri­ce­zio­ne CMOS sen­si­bi­le alla luce all’in­ter­no del sen­so­re con un de­ter­mi­na­to an­go­lo. A se­con­da della di­stan­za dell’og­get­to cam­bia la po­si­zio­ne del punto luce sulla riga CMOS. In que­sto modo è pos­si­bi­le de­ter­mi­na­re con pre­ci­sio­ne la di­stan­za dall’og­get­to da mi­su­ra­re anche a di­stan­ze mi­ni­me. 

Con que­sta tec­no­lo­gia i sen­so­ri di di­stan­za sono in grado di ri­co­no­sce­re pic­co­li det­ta­gli. Il prin­ci­pio della trian­go­la­zio­ne viene uti­liz­za­to dai sen­so­ri di di­stan­za CP, OCP, YP, serie P3 e PNBC.  

I sen­so­ri di trian­go­la­zio­ne hanno una zona cieca?

I sen­so­ri che fun­zio­na­no se­con­do il prin­ci­pio della trian­go­la­zio­ne pos­sie­do­no una co­sid­det­ta zona cieca. Que­sto di­pen­de dalla di­stan­za dalla quale la luce ri­fles­sa viene ri­fles­sa sull’ele­men­to di ri­ce­zio­ne (riga CMOS ). Se la luce ri­fles­sa non col­pi­sce la riga CMOS, non è pos­si­bi­le ef­fet­tua­re al­cu­na mi­su­ra­zio­ne. La zona cieca si trova al di sotto dell’area di la­vo­ro e fa sì che gli og­get­ti che si tro­va­no in quest’area non ven­ga­no ri­co­no­sciu­ti e non ven­ga­no emes­si va­lo­ri di mi­su­ra­zio­ne. 

Esem­pio CP24MHT80 Sen­so­re di di­stan­za laser a trian­go­la­zio­ne: 
Campo di la­vo­ro: 40…160 mm
Zona cieca: 0…40 mm

Barra di ri­ce­zio­ne CMOS

La riga CMOS è un ri­ce­vi­to­re sen­si­bi­le alla luce con un’ampia gamma di pixel che con­sen­te di va­lu­ta­re in quale po­si­zio­ne la luce laser col­pi­sce la riga. La ca­ri­ca elet­tri­ca nei pixel dei sen­so­ri CMOS (Com­ple­men­ta­ry Metal Oxide Se­mi­con­duc­tor) viene con­ver­ti­ta in ten­sio­ne. La di­stri­bu­zio­ne della luce sulla riga CMOS con­sen­te di de­ter­mi­na­re la po­si­zio­ne dell’og­get­to

La riga CMOS con­sen­te una mi­su­ra­zio­ne della di­stan­za ad alta pre­ci­sio­ne e viene ge­ne­ral­men­te uti­liz­za­ta nei sen­so­ri di di­stan­za laser che si ba­sa­no sul pro­ce­di­men­to di trian­go­la­zio­ne.

Que­sti aspet­ti de­vo­no es­se­re con­si­de­ra­ti quan­do si mon­ta­no i sen­so­ri di trian­go­la­zio­ne

Per ga­ran­ti­re un ri­le­va­men­to e una mi­su­ra­zio­ne il più sta­bi­li pos­si­bi­le, du­ran­te la ta­ra­tu­ra del sen­so­re si de­vo­no os­ser­va­re le se­guen­ti av­ver­ten­ze.

Og­get­ti ro­ton­di, lu­ci­di e ri­flet­ten­ti

Se si mi­su­ra­no su­per­fi­ci lu­ci­de o ro­ton­de, du­ran­te l’in­stal­la­zio­ne del sen­so­re è ne­ces­sa­rio as­si­cu­rar­si che non ca­da­no ri­fles­si di­ret­ti sull’ele­men­to di ri­ce­zio­ne.

Sug­ge­ri­men­to: orien­ta­re il sen­so­re in modo che sia po­si­zio­na­to in un asse con l’og­get­to cir­co­la­re. 

Gra­di­ni, bordi, in­ca­vi

Per tutti i sen­so­ri di di­stan­za è ne­ces­sa­rio pre­sta­re at­ten­zio­ne che il rag­gio di ri­ce­zio­ne venga visto di­ret­ta­men­te e non venga co­per­to da un osta­co­lo, come ad es. un bordo, un gra­di­no, fori o fes­su­re.

Sug­ge­ri­men­to: orien­ta­re il sen­so­re or­to­go­na­le ri­spet­to all’an­da­men­to della fes­su­ra!

Ele­men­ti in mo­vi­men­to

Gli og­get­ti da mi­su­ra­re in mo­vi­men­to sono ad esem­pio i na­stri tra­spor­ta­to­ri. È im­por­tan­te che l’og­get­to si muova in di­re­zio­ne or­to­go­na­le ri­spet­to al sen­so­re. In que­sto modo si evi­ta­no ri­fles­si di­ret­ti sul ri­ce­vi­to­re.

Sug­ge­ri­men­to: Mon­ta­re il sen­so­re in po­si­zio­ne or­to­go­na­le!

Bordi co­lo­ra­ti

Quan­do si ef­fet­tua la mi­su­ra­zio­ne su og­get­ti con tran­si­zio­ni di co­lo­re, i co­sid­det­ti bordi co­lo­ra­ti, è im­por­tan­te che il bordo co­lo­ra­to sia or­to­go­na­le al sen­so­re. In que­sto modo si evi­ta­no er­ro­ri di co­lo­re.

Sug­ge­ri­men­to: mon­ta­re il sen­so­re in po­si­zio­ne or­to­go­na­le!

Que­sta è la dif­fe­ren­za tra lenti sfe­ri­che e asfe­ri­che

Lente sfe­ri­ca

  • La lente ha una su­per­fi­cie sfe­ri­ca

  • La luce che entra nella zona del bordo viene spez­za­ta più in­ten­sa­men­te che nella zona cen­tra­le

  • Il rag­grup­pa­men­to dei raggi di luce causa una per­di­ta di pre­ci­sio­ne 

Lente asfe­ri­ca

  • La lente ha una cur­va­tu­ra ir­re­go­la­re

  • Il fa­scio di luce viene spez­za­to in modo uni­for­me sull’in­te­ra su­per­fi­cie

  • La forma della lente ri­du­ce gli er­ro­ri di im­ma­gi­ne

  • Il punto fo­ca­le viene rap­pre­sen­ta­to con pre­ci­sio­ne sulla riga

  • Ele­va­ta pre­ci­sio­ne di mi­su­ra­zio­ne

Il prin­ci­pio del tempo di volo (time of flight)

I sen­so­ri laser per la mi­su­ra­zio­ne della di­stan­za a tempo di volo ToF (Time-​of-Flight) com­bi­na­no ri­sul­ta­ti di mi­su­ra­zio­ne ri­pro­du­ci­bi­li, affidabilità e un ampio campo di mi­su­ra­zio­ne. Sono quin­di adat­ti per di­ver­se ap­pli­ca­zio­ni su di­stan­ze fino a cento metri con ri­flet­to­ri o dieci metri su og­get­ti. 


Il prin­ci­pio di mi­su­ra­zio­ne Time-​of-Flight, detto anche mi­su­ra­zio­ne del tempo di volo, ri­le­va la di­stan­za L dall’og­get­to tra­mi­te im­pul­si lu­mi­no­si. Il diodo nel sen­so­re emet­te im­pul­si laser ri­fles­si dall’og­get­to. Viene mi­su­ra­to l’in­ter­val­lo di tempo tra l’emis­sio­ne dell’im­pul­so lu­mi­no­so e l’og­get­to e vi­ce­ver­sa. Dal tempo T e dalla velocità della luce C ri­sul­ta quin­di la di­stan­za dall’og­get­to cor­ri­spon­den­te. 

Per de­ter­mi­na­re la di­stan­za viene uti­liz­za­ta la se­guen­te for­mu­la fi­si­ca:
 
L = ½ × C × T 

Il prin­ci­pio di mi­su­ra­zio­ne time-​of-flight viene uti­liz­za­to dai sen­so­ri di di­stan­za P1PY, P2PY, P1KY e OY

L’es­sen­zia­le in sin­te­si sulla velocità della luce

La velocità della luce è una co­stan­te fon­da­men­ta­le della fi­si­ca. Nel vuoto è di 299.792.458 m/s. Non c'è nulla che si muova così ve­lo­ce­men­te come la luce.

I sen­so­ri a tempo de volo ToF hanno una zona cieca?

I sen­so­ri a tempo di volo non hanno una zona cieca. Nell’area al di sotto del campo di im­po­sta­zio­ne è pos­si­bi­le ri­co­no­sce­re og­get­ti e il sen­so­re com­mu­ta, ma non può for­ni­re ri­sul­ta­ti di mi­su­ra­zio­ne.

A quale co­per­tu­ra del punto lu­mi­no­so com­mu­ta il sen­so­re?

La na­tu­ra della su­per­fi­cie dell’og­get­to gioca un ruolo de­ci­si­vo nella co­per­tu­ra del punto lu­mi­no­so da parte del sen­so­re. Le su­per­fi­ci chia­re pro­vo­ca­no l’at­ti­va­zio­ne del sen­so­re ToF già con una ri­dot­ta co­per­tu­ra del punto lu­mi­no­so, poiché il nu­me­ro di fo­to­ni ne­ces­sa­rio per il ri­co­no­sci­men­to dell’im­pul­so lu­mi­no­so viene rag­giun­to più ra­pi­da­men­te. Le su­per­fi­ci scure, in­ve­ce, ri­chie­do­no una co­per­tu­ra mag­gio­re per ot­te­ne­re lo stes­so ef­fet­to.

Con l’au­men­to della luce estra­nea, come ad es. la luce so­la­re o l’il­lu­mi­na­zio­ne, l’og­get­to di­ven­ta ap­pa­ren­te­men­te più scuro per il sen­so­re. In que­sti casi, un’area più ampia del punto lu­mi­no­so deve col­pi­re l’og­get­to per ga­ran­ti­re un ri­le­va­men­to af­fi­da­bi­le.

A causa dell’ot­ti­ca del sen­so­re, c’è anche una pic­co­la quantità di luce dif­fu­sa che si ve­ri­fi­ca al di fuori del punto luce vero e pro­prio. In caso di su­per­fi­ci molto ri­flet­ten­ti e lu­ci­de, ciò può cau­sa­re il ri­co­no­sci­men­to dell’og­get­to prima che il punto luce lo rag­giun­ga ef­fet­ti­va­men­te. Per­tan­to, è im­por­tan­te evi­ta­re strut­tu­re lu­ci­de fa­sti­dio­se in prossimità del fa­scio di luce.

Sen­so­ri a tempo di volo con ca­ta­ri­fran­gen­te

L’uso di ca­ta­ri­fran­gen­ti può esten­de­re no­te­vol­men­te il campo di ap­pli­ca­zio­ne dei sen­so­ri a tempo di volo. I sen­so­ri ToF si fo­ca­liz­za­no esclu­si­va­men­te sulla luce ri­fles­sa dal ca­ta­ri­fran­gen­te, oscu­ran­do ef­fi­ca­ce­men­te tutti gli altri se­gna­li. Ciò ga­ran­ti­sce che le mi­su­re ven­ga­no ef­fet­tua­te solo su ca­ta­ri­fran­gen­ti, men­tre gli og­get­ti ri­flet­ten­ti e altre su­per­fi­ci lu­ci­de non ven­go­no ri­le­va­ti e quin­di igno­ra­ti come ca­ta­ri­fran­gen­ti.

Que­sto prin­ci­pio di fun­zio­na­men­to è par­ti­co­lar­men­te van­tag­gio­so quan­do si de­vo­no evi­ta­re mi­su­ra­zio­ni er­ra­te do­vu­te a og­get­ti sullo sfon­do. Un ti­pi­co esem­pio di ap­pli­ca­zio­ne è il con­trol­lo di tra­spor­ta­to­ri aerei, in cui la di­stan­za dal vei­co­lo che pre­ce­de deve es­se­re sem­pre ri­le­va­ta in modo af­fi­da­bi­le. So­prat­tut­to du­ran­te la mar­cia in curva si evita che le mi­su­ra­zio­ni ven­ga­no ese­gui­te er­ro­nea­men­te su og­get­ti sullo sfon­do, poiché que­sti po­treb­be­ro por­ta­re a co­man­di di co­man­do er­ra­ti. 

Inol­tre, que­sta tec­no­lo­gia è idea­le per ap­pli­ca­zio­ni che ri­chie­do­no un ampio campo di la­vo­ro.

I campi di la­vo­ro del tempo di volo e della trian­go­la­zio­ne a con­fron­to

Il sen­so­re nella parte su­pe­rio­re dell’im­ma­gi­ne è un sen­so­re a tempo di volo, men­tre il sen­so­re al di sotto fun­zio­na se­con­do il prin­ci­pio della trian­go­la­zio­ne.

Le­gen­da
Zona rossa: Zona cieca (gli og­get­ti non ven­go­no ri­co­no­sciu­ti in modo si­cu­ro)
Zona verde: Area di la­vo­ro (gli og­get­ti ven­go­no ri­co­no­sciu­ti in modo si­cu­ro)
Zona gial­la: Campo di re­go­la­zio­ne / campo di mi­su­ra­zio­ne (im­po­sta­zio­ne dei punti d’in­ter­ven­to / emis­sio­ne dei va­lo­ri di mi­su­ra) 

Emis­sio­ne di va­lo­ri di di­stan­za

Usci­ta di com­mu­ta­zio­ne di­gi­ta­le

Tra­mi­te le usci­te di com­mu­ta­zio­ne di­gi­ta­li è pos­si­bi­le ini­zia­liz­za­re le di­stan­ze con l’au­si­lio del teach-​in. Non ap­pe­na viene rag­giun­ta la di­stan­za ini­zia­liz­za­ta, il sen­so­re emet­te un se­gna­le di com­mu­ta­zio­ne sull’usci­ta. In que­sto modo è pos­si­bi­le ri­co­no­sce­re og­get­ti e ri­le­va­re po­si­zio­ni.

Usci­ta ana­lo­gi­ca

Tra­mi­te un’usci­ta ana­lo­gi­ca il va­lo­re della di­stan­za viene emes­so come cor­ren­te pro­por­zio­na­le li­nea­re (4…20 mA) o va­lo­re di ten­sio­ne (0…10 V). All’in­ter­no dell’in­te­ro campo di mi­su­ra­zio­ne la curva ca­rat­te­ri­sti­ca può es­se­re im­po­sta­ta tra­mi­te Teach-​in. 

IO-​Link

La tec­no­lo­gia IO-​Link viene uti­liz­za­ta in tutto il mondo per la co­mu­ni­ca­zio­ne stan­dar­diz­za­ta con sen­so­ri e at­tua­to­ri. Si trat­ta di una co­mu­ni­ca­zio­ne punto a punto.

In­du­strial ether­net

In­du­strial Ether­net è un ter­mi­ne ge­ne­ri­co per tutti gli stan­dard Ether­net per la tra­smis­sio­ne di dati in tempo reale tra il con­trol­lo e il sen­so­re. I pro­to­col­li ap­par­te­nen­ti a In­du­strial Ether­net sono, ad esem­pio, Ether­CAT, Ether­net/IP o PRO­FI­NET.
 

Che cosa si in­ten­de per ac­cu­ra­tez­za?

Un’ele­va­ta ac­cu­ra­tez­za si­gni­fi­ca che i ri­sul­ta­ti di mi­su­ra at­te­si ven­go­no rag­giun­ti. Que­sto ter­mi­ne viene uti­liz­za­to solo per af­fer­ma­zio­ni qua­li­ta­ti­ve. Per­tan­to non è una gran­dez­za tec­ni­ca. L’ac­cu­ra­tez­za è data dalla pre­ci­sio­ne e dall’esat­tez­za. Fon­da­men­tal­men­te l’ac­cu­ra­tez­za di­pen­de dal prin­ci­pio di mi­su­ra­zio­ne uti­liz­za­to.
 

 Pre­ci­sio­ne

La pre­ci­sio­ne, detta anche ripetibilità, può es­se­re de­ter­mi­na­ta con mi­su­re con­se­cu­ti­ve in con­di­zio­ni co­stan­ti. Un va­lo­re molto pre­ci­so for­ni­sce per­tan­to mi­su­re pressoché co­stan­ti. La ripetibilità quan­ti­fi­ca la pre­ci­sio­ne di un sen­so­re.

Esat­tez­za

L’esat­tez­za è un va­lo­re qua­li­ta­ti­vo. Viene de­fi­ni­ta dalla de­via­zio­ne di linearità, dalla de­ri­va ter­mi­ca, dalla de­ri­va di com­mu­ta­zio­ne e dalla de­via­zio­ne della di­stan­za di com­mu­ta­zio­ne.

L'im­ma­gi­ne mo­stra come esat­tez­za, pre­ci­sio­ne e ac­cu­ra­tez­za siano cor­re­la­te tra loro. I punti rossi rap­pre­sen­ta­no le mi­su­re con­se­cu­ti­ve di un sen­so­re, men­tre il tar­get in­di­ca il va­lo­re cor­ret­to. Se i va­lo­ri mi­su­ra­ti sono molto di­stan­ti e lon­ta­ni dal tar­get, la pre­ci­sio­ne e l'e­sat­tez­za sono ri­dot­te. Ideal­men­te, le mi­su­re do­vreb­be­ro es­se­re cor­ret­te e ac­cu­ra­te, il che si­gni­fi­ca che sono vi­ci­ne l’una all’altra all’in­ter­no dell’area tar­get.

Riproducibilità e linearità a con­fron­to: Quan­do viene uti­liz­za­to quale va­lo­re?

mi­su­ra­zio­ne as­so­lu­ta

I va­lo­ri di linearità e riproducibilità sono im­por­tan­ti per le mi­su­re as­so­lu­te, come ad esem­pio la de­ter­mi­na­zio­ne della di­stan­za ef­fet­ti­va di un og­get­to o di un dia­me­tro. Un buon va­lo­re di riproducibilità for­ni­sce va­lo­ri ri­pe­ti­bi­li. L’ele­va­ta linearità ga­ran­ti­sce i va­lo­ri di mi­su­ra cor­ret­ti. Nel com­ples­so, sia la linearità che la riproducibilità sono fat­to­ri im­por­tan­ti per ot­te­ne­re va­lo­ri di mi­su­ra cor­ret­ti e pre­ci­si nelle mi­su­re as­so­lu­te.

com­pi­ti di po­si­zio­na­men­to

In caso di mi­su­re ri­pe­tu­te, il sen­so­re for­ni­sce va­lo­ri di mi­su­ra ri­pro­du­ci­bi­li. In que­sto caso in­con­tra sem­pre lo stes­so punto o la stes­sa po­si­zio­ne, ov­ve­ro è ri­pe­ti­bi­le. Que­sto è fon­da­men­ta­le per ga­ran­ti­re un po­si­zio­na­men­to pre­ci­so e af­fi­da­bi­le di un og­get­to. L’obiet­ti­vo prin­ci­pa­le è po­si­zio­na­re sem­pre l’og­get­to nello stes­so punto. La pre­ci­sio­ne di ri­pe­ti­zio­ne è molto im­por­tan­te, men­tre la linearità è meno im­por­tan­te nelle attività di po­si­zio­na­men­to. In que­sto caso è fon­da­men­ta­le un’ele­va­ta pre­ci­sio­ne, la cor­ret­tez­za può es­se­re tra­scu­ra­ta. 

 

Si­tua­zio­ne di base
Viene ese­gui­ta una mi­su­ra­zio­ne della di­stan­za e viene de­ter­mi­na­to lo sco­sta­men­to mas­si­mo pos­si­bi­le. Viene sem­pre mi­su­ra­to sullo stes­so og­get­to, in modo che non si ve­ri­fi­chi­no er­ro­ri di co­lo­re. La tem­pe­ra­tu­ra am­bien­te può va­ria­re di 10 °C.

Va­lo­ri della sche­da tec­ni­ca: 

  • Riproducibilità: 3 mm
  • Dif­fe­ren­za di linearità: 10 mm
  • De­ri­va ter­mi­ca:  0,4 mm/K

Cal­co­lo
Pre­ci­sio­ne (riproducibilità) + esat­tez­za (de­via­zio­ne linearità, de­ri­va ter­mi­ca) = pre­ci­sio­ne 
mm + 10 mm + (0,4 mm * 10 °C) = 17 mm

Da cosa di­pen­de la pre­ci­sio­ne dei ri­sul­ta­ti di mi­su­ra­zio­ne?

I sen­so­ri di di­stan­za laser a tempo di volo (ToF) rag­giun­go­no ele­va­ti campi di mi­su­ra fino a 10 m su og­get­ti e 100 m su ri­flet­to­ri. I sen­so­ri di di­stan­za laser a trian­go­la­zio­ne sono in­ve­ce molto pre­ci­si. Il campo di mi­su­ra­zio­ne è tut­ta­via li­mi­ta­to a max. 1.000 mm. Per ot­ti­miz­za­re la pre­ci­sio­ne dei sen­so­ri per la mi­su­ra­zio­ne della di­stan­za, esi­sto­no di­ver­se im­po­sta­zio­ni che pos­so­no es­se­re ef­fet­tua­te a se­con­da dell’ap­pli­ca­zio­ne. In que­sto modo è pos­si­bi­le au­men­ta­re ul­te­rior­men­te l’ac­cu­ra­tez­za gra­zie alle fun­zio­ni di fil­trag­gio.

Clas­si laser e loro modalità di azio­ne

Uso pre­vi­sto dei laser rossi e blu

I sen­so­ri di di­stan­za laser di wen­glor fun­zio­na­no con luce laser rossa o blu. L’uti­liz­zo della luce rossa o blu di­pen­de dall’ap­pli­ca­zio­ne. La luce laser rossa ha una lun­ghez­za d’onda di 650 nm. I laser blu la­vo­ra­no con una lun­ghez­za d’onda di 405 nm e hanno quin­di una lun­ghez­za d’onda più corta. Di con­se­guen­za, il rag­gio laser blu pe­ne­tra meno in profondità nell’og­get­to da mi­su­ra­re e for­ni­sce ri­sul­ta­ti pre­ci­si e sta­bi­li. In par­ti­co­la­re le su­per­fi­ci in­can­de­scen­ti non sono in­fluen­za­te dal laser blu. I sen­so­ri di di­stan­za laser con diodo blu sono par­ti­co­lar­men­te adat­ti per su­per­fi­ci or­ga­ni­che, me­tal­li lu­ci­da­ti, su­per­fi­ci in pla­sti­ca lu­ci­da o ver­ni­ci scure.

Qual è la dif­fe­ren­za tra luce nor­ma­le e luce laser?

Luce nor­ma­le

Di­re­zio­ne di pro­pa­ga­zio­neLe onde lu­mi­no­se dif­fon­do­no in tutte le di­re­zio­ni
Lun­ghez­ze d’ondaCom­po­sto da molte lun­ghez­ze d’onda di­ver­se
Ugua­glian­za di faseOnde oscil­la­no fuori fase
Fa­scio di luce di­ver­gen­te con ampio dia­me­tro del punto luce

Luce laser

Le onde lu­mi­no­se sono for­te­men­te orien­ta­te
Com­po­sto da una lun­ghez­za d’onda (monocromaticità)
Oscil­la­zio­ne al­be­ri sin­cro­na
-> Un forte rag­grup­pa­men­to con­sen­te di ot­te­ne­re pic­co­li dia­me­tri di punto luce a gran­de di­stan­za.

Perché esi­ste una luce laser rossa e blu?

Lo spet­tro lu­mi­no­so è com­po­sto da di­ver­se lun­ghez­ze d’onda. Ognu­no ha un co­lo­re di­ver­so. Nello spet­tro cro­ma­ti­co è pos­si­bi­le as­se­gna­re un co­lo­re a ogni onda. La luce rossa dif­fe­ri­sce dalla luce blu per la lun­ghez­za d’onda e la densità di ener­gia.
 
Lun­ghez­za d’onda co­lo­re blu: 380 – 500 nm
Lun­ghez­za d’onda co­lo­re rosso: 640 – 675 nm

Cos’è la luce

La luce è la parte della ra­dia­zio­ne elet­tro­ma­gne­ti­ca vi­si­bi­le all’oc­chio umano. La ra­dia­zio­ne si dif­fon­de in di­ver­se lun­ghez­ze d’onda quan­do viene emes­sa da una fonte di luce, ad esem­pio una lam­pa­di­na. L’in­ter­val­lo di lun­ghez­za d’onda è com­pre­so tra i raggi UV (le lun­ghez­ze d’onda più corte) e i raggi in­fra­ros­si (le lun­ghez­ze d’onda più lun­ghe).

Que­sto è il co­lo­re

Il co­lo­re degli og­get­ti è un’im­pres­sio­ne sog­get­ti­va che de­ri­va dal fatto che gli og­get­ti as­sor­bo­no lun­ghez­ze d’onda di­ver­se e ri­flet­to­no altre. Que­ste lun­ghez­ze d’onda rap­pre­sen­ta­no co­lo­ri di­ver­si. Il co­lo­re ri­fles­so dall’og­get­to può es­se­re per­ce­pi­to dall’oc­chio umano. 

Que­sto è il laser

Il ter­mi­ne “laser” sta per “Light Am­pli­fi­ca­tion by Sti­mu­la­ted Emis­sion of Ra­dia­tion” (am­pli­fi­ca­zio­ne della luce at­tra­ver­so l’emis­sio­ne sti­mo­la­ta di ra­dia­zio­ni). Un fa­scio laser può es­se­re ge­ne­ra­to in un’ampia gamma dello spet­tro ot­ti­co. In pa­ro­le po­ve­re, ciò si­gni­fi­ca che le onde lu­mi­no­se equi­di­stan­ti ven­go­no con­cen­tra­te ad alta con­cen­tra­zio­ne in un unico rag­gio.

Dif­fe­ren­ze tra sen­so­ri di di­stan­za laser e sen­so­ri a ul­tra­suo­ni

  • I sen­so­ri di di­stan­za e i sen­so­ri ad ul­tra­suo­ni si dif­fe­ren­zia­no per le di­men­sio­ni del campo di ri­le­va­men­to

  • I sen­so­ri a ul­tra­suo­ni fun­zio­na­no con un ampio cono acu­sti­co 

  • I sen­so­ri di di­stan­za laser la­vo­ra­no con un rag­gio laser fine
     

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