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Funzionamento e tecnologia di un sensore a ultrasuoni

I sen­so­ri a ul­tra­suo­ni mi­su­ra­no le di­stan­ze senza con­tat­to sfrut­tan­do la ri­fles­sio­ne delle onde ul­tra­so­no­re. Sono in grado di ri­co­no­sce­re og­get­ti tra­spa­ren­ti, scuri, lu­ci­di o com­ples­si e per­si­no i li­qui­di. Rie­sco­no a ri­le­va­re e po­si­zio­na­re gli og­get­ti, ve­ri­fi­car­ne la pre­sen­za ed ese­gui­re mi­su­ra­zio­ni di di­stan­za, no­no­stan­te con­di­zio­ni am­bien­ta­li quali pol­ve­re, neb­bia, fo­schia o luce estra­nea.

Quali sono i prin­ci­pi di fun­zio­na­men­to dei sen­so­ri a ul­tra­suo­ni?

Prin­ci­pio di ta­steg­gio in un sen­so­re a ul­tra­suo­ni

I sen­so­ri di di­stan­za che sfrut­ta­no il prin­ci­pio di ta­steg­gio si pre­sta­no per mi­su­ra­zio­ni di di­stan­za, ri­co­no­sci­men­to, di­stin­zio­ne e ri­le­va­men­to di og­get­ti tra­mi­te ul­tra­suo­ni. Emet­ti­to­re e ri­ce­vi­to­re in que­sto caso sono rac­chiu­si in un’unica cu­sto­dia.

Prin­ci­pio bar­rie­ra uni­di­re­zio­na­le con due sen­so­ri a bar­rie­ra a ul­tra­suo­ni

Due sen­so­ri a ul­tra­suo­ni

Nel caso del fun­zio­na­men­to a bar­rie­ra due sen­so­ri a ul­tra­suo­ni ven­go­no po­si­zio­na­ti l’uno verso l’altro. Così emet­ti­to­re e ri­ce­vi­to­re si tro­va­no esat­ta­men­te di fron­te ed è pos­si­bi­le ve­ri­fi­ca­re se il se­gna­le in­via­to dall’emet­ti­to­re è stato ri­le­va­to dal ri­ce­vi­to­re. Nei sen­so­ri a ul­tra­suo­ni wen­glor si può usare la pa­ra­me­triz­za­zio­ne per im­po­sta­re quale sen­so­re funge da emet­ti­to­re e quale da ri­ce­vi­to­re. Non sono con­ce­pi­ti per mi­su­ra­re le di­stan­ze ma sem­pli­ce­men­te per ri­co­no­sce­re e di­stin­gue­re gli og­get­ti.


 

Sen­so­ri a for­cel­la per il ri­co­no­sci­men­to di eti­chet­te

I sen­so­ri a for­cel­la a ul­tra­suo­ni sono sen­so­ri spe­cia­li che fun­zio­na­no se­con­do il prin­ci­pio bar­rie­ra uni­di­re­zio­na­le. Que­sti ri­le­va­no le eti­chet­te su qual­sia­si sub­stra­to in­di­pen­den­te­men­te dal co­lo­re, dalla tra­spa­ren­za o dalle ca­rat­te­ri­sti­che su­per­fi­cia­li. In que­sto caso emet­ti­to­re e tra­smet­ti­to­re si tro­va­no uno di fron­te all’altro ma den­tro la stes­sa cu­sto­dia.

Come fun­zio­na un sen­so­re a ul­tra­suo­ni?

Fun­zio­na­men­to e strut­tu­ra di un sen­so­re di di­stan­za a ul­tra­suo­ni

Ri­co­no­sci­men­to e mi­su­ra­zio­ne con un solo sen­so­re

Un sen­so­re di di­stan­za a ul­tra­suo­ni ri­co­no­sce senza con­tat­to gli og­get­ti e mi­su­ra la di­stan­za tra se stes­so e l’og­get­to da mi­su­ra­re. La testa del sen­so­re emet­te un’onda so­no­ra corta e ad alta fre­quen­za che si dif­fon­de nell’aria alla velocità del suono. Quan­do l’im­pul­so so­no­ro in­con­tra un og­get­to, viene ri­fles­so da quest’ul­ti­mo e ri­tor­na nuo­va­men­te al sen­so­re a ul­tra­suo­ni. Il ta­sta­to­re a ul­tra­suo­ni cal­co­la in­ter­na­men­te la di­stan­za dall’og­get­to mi­su­ran­do il tempo tra­scor­so tra l’emis­sio­ne e la ri­ce­zio­ne dell’im­pul­so so­no­ro.
 

Di­ver­se usci­te di com­mu­ta­zio­ne

Tra­mi­te due usci­te di com­mu­ta­zio­ne di­gi­ta­li in­di­pen­den­ti pos­so­no es­se­re ri­le­va­te due po­si­zio­ni (sen­so­re di po­si­zio­ne) o li­vel­li di riem­pi­men­to (sen­so­re li­vel­lo di riem­pi­men­to). Con l’usci­ta ana­lo­gi­ca si pos­so­no ot­te­ne­re la di­stan­za o la mi­su­ra reali, sia come cor­ren­te (4…20 mA) che come ten­sio­ne (0…10 V). È pos­si­bi­le ot­te­ne­re que­sto va­lo­re anche tra­mi­te IO-​Link. Le usci­te di com­mu­ta­zio­ne sono con­fi­gu­ra­bi­li come NPN (Low Side), PNP (High Side) o push-​pull.

Come fa un sen­so­re a ul­tra­suo­ni a mi­su­ra­re la di­stan­za da un og­get­to?

Per de­ter­mi­na­re la di­stan­za tra il sen­so­re e l’og­get­to viene sfrut­ta­to il tempo. La di­stan­za si cal­co­la con la se­guen­te for­mu­la fi­si­ca:
 

Di­stan­za L = ½ × T × C 

in cui com­pa­io­no la di­stan­za L, il tempo tra l’onda ul­tra­so­no­ra T in­via­ta e ri­ce­vu­ta e la velocità del suono C.

Quali modalità ope­ra­ti­ve ha un sen­so­re a ul­tra­suo­ni?

Cos’è il fun­zio­na­men­to a bar­rie­ra?

Nel fun­zio­na­men­to a bar­rie­ra (chia­ma­to anche luce con­ti­nua o a sbar­ra­men­to) due sen­so­ri a ul­tra­suo­ni, un emet­ti­to­re e un ri­ce­vi­to­re, si tro­va­no esat­ta­men­te uno di fron­te all’altro o sono di­spo­sti ad an­go­lo. Con que­sta modalità di fun­zio­na­men­to i sen­so­ri rag­giun­go­no un campo di la­vo­ro mag­gio­re e una fre­quen­za di com­mu­ta­zio­ne più alta.

Esem­pio pra­ti­co: il ri­co­no­sci­men­to di una pel­li­co­la

Cos’è il fun­zio­na­men­to sin­cro­no?

I sen­so­ri a ul­tra­suo­ni a fun­zio­na­men­to sin­cro­no emet­to­no gli im­pul­si so­no­ri con­tem­po­ra­nea­men­te tra loro (in sin­cro­nia). Di­ven­ta così pos­si­bi­le ri­le­va­re uno o più og­get­ti su una su­per­fi­cie più ampia. Con que­sto me­to­do è pos­si­bi­le far la­vo­ra­re fino a 40 sen­so­ri in con­tem­po­ra­nea.

Esem­pio pra­ti­co: il ri­le­va­men­to di una lunga asse di legno senza ri­tar­di tem­po­ra­li (sin­cro­na)

Cos’è il fun­zio­na­men­to mul­ti­plex?

In modalità di fun­zio­na­men­to mul­ti­plex, i sen­so­ri a ul­tra­suo­ni emet­to­no gli im­pul­si in ma­nie­ra al­ter­na­ta. Così fa­cen­do si evita che sen­so­ri molto vi­ci­ni tra loro si in­fluen­zi­no re­ci­pro­ca­men­te. In que­sta modalità pos­so­no es­se­re im­pie­ga­ti fino a 16 sen­so­ri.

Esem­pio pra­ti­co: viene mo­ni­to­ra­to il li­vel­lo di riem­pi­men­to di una gros­sa quantità di li­qui­do in un con­te­ni­to­re

Qual è la dif­fe­ren­za tra sen­so­ri a ul­tra­suo­ni, sen­so­ri di di­stan­za, ta­steg­gio di­ret­to e sen­so­ri a for­cel­la?


L’esper­to di ul­tra­suo­ni wen­glor Do­mi­nik Jeßberger co­no­sce le dif­fe­ren­ze:
 

“I sen­so­ri di di­stan­za a ta­steg­gio ven­go­no chia­ma­ti anche ta­steg­gio di­ret­to ad ul­tra­suo­ni, in­ter­rut­to­ri di prossimità a ul­tra­suo­ni o sen­so­ri di di­stan­za a ul­tra­suo­ni. A se­con­da del set­to­re d’im­pie­go ven­go­no uti­liz­za­te di­ver­se espres­sio­ni. So­stan­zial­men­te que­sti pro­dot­ti sono adat­ti a mi­su­ra­re o con­trol­la­re le di­stan­ze, a ve­ri­fi­ca­re i li­vel­li di riem­pi­men­to o a con­ta­re e ri­le­va­re og­get­ti. 

Solo i sen­so­ri a for­cel­la a ul­tra­suo­ni si pre­sta­no, gra­zie alla loro strut­tu­ra, al ri­co­no­sci­men­to delle eti­chet­te, gra­zie a un’am­piez­za estre­ma­men­te ri­dot­ta della for­cel­la, all’emet­ti­to­re e al ri­ce­vi­to­re e a una fre­quen­za di com­mu­ta­zio­ne ele­va­ta.”


 

Cos’è un cono acu­sti­co?

Il cono acu­sti­co de­ter­mi­na l’area nella quale gli og­get­ti pos­so­no es­se­re ri­co­no­sciu­ti con cer­tez­za dal sen­so­re a ul­tra­suo­ni. Nei sen­so­ri wen­glor il cono acu­sti­co può es­se­re re­go­la­to a se­con­da dell’ap­pli­ca­zio­ne. L’im­ma­gi­ne mo­stra un cono acu­sti­co im­po­sta­bi­le nel sen­so­re di di­stan­za UMS123U035.

Cos’è l'an­go­lo ot­ti­co?

Il pa­ra­me­tro α de­fi­ni­sce l’an­go­lo ot­ti­co del cono acu­sti­co che viene emes­so dal sen­so­re a ul­tra­suo­ni.

La strut­tu­ra su­per­fi­cia­le dell’og­get­to da mi­su­ra­re non in­flui­sce sul ri­sul­ta­to della mi­su­ra­zio­ne, quin­di ven­go­no ri­co­no­sciu­ti og­get­ti sfusi dalle forme ir­re­go­la­ri, la­mie­re fo­ra­te e anche og­get­ti in mo­vi­men­to. Di con­se­guen­za, in caso di su­per­fi­ci non piane l’an­go­lo ot­ti­co viene im­po­sta­to in modo par­ti­co­lar­men­te ampio, men­tre in caso di su­per­fi­ci sot­ti­li e pic­co­le in modo par­ti­co­lar­men­te stret­to.

Cosa ac­ca­de quan­do il cono acu­sti­co è più gran­de dell’og­get­to?

Affinché il sen­so­re a ul­tra­suo­ni possa mi­su­ra­re il tempo che in­ter­cor­re tra il se­gna­le in­via­to e quel­lo ri­ce­vu­to, l’og­get­to da ri­le­va­re deve ri­flet­te­re una quantità suf­fi­cien­te di onde so­no­re. Più pic­co­la è la su­per­fi­cie dell’og­get­to da mi­su­ra­re, mi­no­re sarà la quantità di onde so­no­re che viene ri­fles­sa. Se l’og­get­to è trop­po pic­co­lo, non ven­go­no ri­fles­se onde so­no­re a suf­fi­cien­za e il sen­so­re non rie­sce più a ri­co­no­sce­re l’og­get­to da mi­su­ra­re. Quin­di, per og­get­ti di pic­co­le di­men­sio­ni bi­so­gna usare sen­so­ri con un cono acu­sti­co stret­to. Gra­zie al rag­gio con­cen­tra­to la mag­gior parte dell’ener­gia cen­tra l’og­get­to, fa­cen­do sì che quasi la totalità dell’ener­gia venga re­sti­tui­ta da quest’ul­ti­mo e ri­le­va­ta dal sen­so­re. In ge­ne­ra­le, un og­get­to più pic­co­lo del cono acu­sti­co non rap­pre­sen­ta un pro­ble­ma, perché per il punto di com­mu­ta­zio­ne il sen­so­re con­si­de­ra l’og­get­to che ri­co­no­sce per primo. 

Per ri­co­no­sce­re og­get­ti di di­men­sio­ni molto ri­dot­te sono più adat­ti i sen­so­ri op­to­e­let­tro­ni­ci con luce laser.

Come si pos­so­no usare gli ac­ces­so­ri per in­fluen­za­re il cono acu­sti­co?

Il cono acu­sti­co di un sen­so­re a ul­tra­suo­ni può es­se­re in­fluen­za­to po­si­zio­nan­do degli ac­ces­so­ri da­van­ti alla su­per­fi­cie at­ti­va del sen­so­re. Un sound­pi­pe (o tubo so­no­ro) serve a orien­ta­re e rim­pic­cio­li­re il cono acu­sti­co per ren­de­re pos­si­bi­le una mi­su­ra­zio­ne pre­ci­sa at­tra­ver­so pic­co­le aper­tu­re. So­prat­tut­to nell’in­du­stria ali­men­ta­re e far­ma­ceu­ti­ca, du­ran­te i pro­ces­si di riem­pi­men­to, de­vo­no es­se­re ese­gui­te mi­su­ra­zio­ni esat­te del li­vel­lo di riem­pi­men­to in re­ci­pien­ti aven­ti pic­co­le aper­tu­re quali bot­ti­glie, can­nu­le o fiale. Il sound tube per­met­te un sem­pli­ce am­plia­men­to del sen­so­re a ul­tra­suo­ni nella forma mi­nia­tu­riz­za­ta di 1K, senza mo­di­fi­ca­re le di­men­sio­ni di mon­tag­gio (32 × 16 × 12 mm).

Cos’è il suono?

Il suono con­si­ste in vi­bra­zio­ni mec­ca­ni­che che si pro­pa­ga­no at­tra­ver­so un mezzo come un gas o un li­qui­do sotto forma di onde acu­sti­che. Nell’aria il suono si dif­fon­de sotto forma di onde so­no­re.



Cos’è un ul­tra­suo­no?

Un ul­tra­suo­no viene de­fi­ni­to come un suono con una fre­quen­za com­pre­sa tra i 20 kHz e un 1 GHz (fre­quen­za ul­tra­suo­ni). Gli ul­tra­suo­ni si tro­va­no oltre la so­glia di udibilità umana e quin­di non sono udi­bi­li. Per i sen­so­ri ven­go­no uti­liz­za­te nor­mal­men­te le fre­quen­ze tra i 40 kHz e i 400 kHz.

Cos’è una fre­quen­za a ul­tra­suo­ni?

La fre­quen­za in­di­ca il nu­me­ro di vi­bra­zio­ni al se­con­do e viene mi­su­ra­ta in Herz. Mag­gio­re è la fre­quen­za, più alta sarà la ri­so­lu­zio­ne rag­giun­gi­bi­le della mi­su­ra. Mi­no­re è la fre­quen­za, mag­gio­re sarà la po­ten­zia­le por­ta­ta.


È pos­si­bi­le de­via­re un cono acu­sti­co a ul­tra­suo­ni?

Le onde ul­tra­so­no­re pos­so­no es­se­re de­via­te usan­do un og­get­to terzo con una su­per­fi­cie dura e piat­ta che fac­cia rim­bal­za­re bene il se­gna­le. Bi­so­gna as­si­cu­rar­si che il se­gna­le venga de­via­to una sola volta, perché ul­te­rio­ri de­via­zio­ni cau­sa­no una ri­du­zio­ne si­gni­fi­ca­ti­va della por­ta­ta delle onde so­no­re. Per ga­ran­ti­re che la su­per­fi­cie at­ti­va non si spor­chi si può uti­liz­za­re un de­flet­to­re di la­mie­ra (per es. lo Z0024).

In un sen­so­re a ul­tra­suo­ni, cos’è un oscil­la­to­re?

Con oscil­la­to­re, su­per­fi­cie at­ti­va, tra­sdut­to­re ce­ra­mi­co o sem­pli­ce­men­te tra­sdut­to­re si in­di­ca la su­per­fi­cie sen­so­ria del sen­so­re a ul­tra­suo­ni dalla quale viene pro­dot­to il se­gna­le. Poiché que­sta su­per­fi­cie vibra, il sen­so­re è re­la­ti­va­men­te in­sen­si­bi­le ai de­tri­ti: lo spor­co non ade­ri­sce all’oscil­la­to­re perché viene eli­mi­na­to gra­zie ai pic­co­li mo­vi­men­ti.

Van­tag­gi dei sen­so­ri a ul­tra­suo­ni

Ec­cel­len­te sop­pres­sio­ne dello sfon­do

Dal mo­men­to che la di­stan­za viene cal­co­la­ta con le onde ul­tra­so­no­re, lo sfon­do dell’og­get­to è pra­ti­ca­men­te ir­ri­le­van­te.

Quasi tutti i ma­te­ria­li ven­go­no ri­co­no­sciu­ti

Qual­sia­si ma­te­ria­le che ri­flet­ta il suono viene ri­le­va­to. Il ma­te­ria­le duro ri­flet­te par­ti­co­lar­men­te bene gli in­flus­si. I co­lo­ri, le forme e la tra­spa­ren­za non sono ri­le­van­ti, quin­di oltre a legno, pla­sti­ca e me­tal­li ven­go­no ri­co­no­sciu­ti anche pel­li­co­le sot­ti­li e vetro.

Ampio spet­tro di di­stan­ze

I sen­so­ri a ul­tra­suo­ni wen­glor ri­co­no­sco­no og­get­ti vi­ci­nis­si­mi (3 cm) ma anche di­stan­ti fino a sei metri.

In­sen­si­bi­li alle in­ter­fe­ren­ze

Spor­co, neb­bia e pol­ve­re non in­tral­cia­no quasi per nulla la funzionalità del sen­so­re.

Quali og­get­ti ven­go­no ri­co­no­sciu­ti dai sen­so­ri a ul­tra­suo­ni?

I sen­so­ri di di­stan­za a ul­tra­suo­ni mi­su­ra­no le di­stan­ze con esat­tez­za, a pre­scin­de­re dal ma­te­ria­le, dalla su­per­fi­cie, dal co­lo­re o dalla tra­spa­ren­za.

Ri­le­va­men­to di quasi tutti gli og­get­ti

Le onde ul­tra­so­no­re ven­go­no ri­fles­se da og­get­ti se­mi­tra­spa­ren­ti o to­tal­men­te tra­spa­ren­ti come vetro e li­qui­di. Anche gli og­get­ti gra­nu­lo­si, pul­ve­ru­len­ti o lu­ci­di ven­go­no ri­co­no­sciu­ti con esat­tez­za.

Re­si­sten­ti a pol­ve­re, neb­bia e spor­co

Per ri­co­no­sce­re og­get­ti tra­mi­te ul­tra­suo­ni lo spor­co, la pol­ve­re, il fumo o la neb­bia non fanno la dif­fe­ren­za.

Ri­co­no­sci­men­to di forme com­ples­se

Gli ul­tra­suo­ni sono af­fi­da­bi­li nel con­trol­lo di pre­sen­za di og­get­ti dalle forme com­ples­se come grate o piume.

Ri­co­no­sci­men­to dell’og­get­to in so­stan­ze ag­gres­si­ve e schiu­ma

Per il ri­co­no­sci­men­to dell’og­get­to me­dian­te ul­tra­suo­ni nella cu­sto­dia in ac­cia­io inox V4A, so­stan­ze ag­gres­si­ve, schiu­ma, acqua o forti oscil­la­zio­ni di tem­pe­ra­tu­ra non pon­go­no alcun li­mi­te. 

Quali og­get­ti non ven­go­no ri­co­no­sciu­ti bene dai sen­so­ri a ul­tra­suo­ni?

 
  • I ma­te­ria­li mor­bi­di come co­to­ne, tes­su­ti, gom­ma­piu­ma o fel­tro as­sor­bo­no il suono o lo ri­flet­to­no in modo dif­fu­so. Così il sen­so­re a ul­tra­suo­ni at­tra­ver­sa il ma­te­ria­le mor­bi­do e ri­co­no­sce al suo posto la base dura (per esem­pio il ta­vo­lo sot­to­stan­te).
  • Gli og­get­ti con una tem­pe­ra­tu­ra estre­ma­men­te alta im­pe­di­sco­no all’eco di rag­giun­ge­re la testa del sen­so­re o la fanno ar­ri­va­re solo in modo dif­fu­so.
  • I fat­to­ri am­bien­ta­li come le tur­bo­len­ze d’aria pos­so­no in­fluen­za­re la qualità dell’eco e di con­se­guen­za delle mi­su­ra­zio­ni. L’in­ter­fe­ren­za della tem­pe­ra­tu­ra am­bien­ta­le viene con­tra­sta­ta dal di­spo­si­ti­vo di com­pen­sa­zio­ne ter­mi­ca.

Set­to­ri e in­du­strie nei quali ven­go­no im­pie­ga­ti i sen­so­ri a ul­tra­suo­ni

Nell’in­du­stria delle be­van­de è ne­ces­sa­rio che ven­ga­no ri­co­no­sciu­ti con pre­ci­sio­ne og­get­ti come bot­ti­glie, lat­ti­ne e cas­set­te. I sen­so­ri a ul­tra­suo­ni sono idea­li per ri­le­va­re og­get­ti in vetro, al­lu­mi­nio o PET in­di­pen­den­te­men­te da forma, co­lo­re, po­si­zio­ne, ca­rat­te­ri­sti­che su­per­fi­cia­li e di­men­sio­ni. Nelle mac­chi­ne per la re­sti­tu­zio­ne del de­po­si­to cau­zio­na­le sulle bot­ti­glie viene in­stal­la­to un sen­so­re di di­stan­za a ul­tra­suo­ni in­sen­si­bi­le allo spor­co e con un ampio cono acu­sti­co che ri­le­va fa­cil­men­te anche gli og­get­ti in mo­vi­men­to. Lo sfon­do viene com­ple­ta­men­te tra­scu­ra­to. 
Anche negli im­pian­ti di im­bot­ti­glia­men­to i sen­so­ri a ul­tra­suo­ni sono af­fi­da­bi­li nel ri­co­no­sce­re e con­trol­la­re il li­vel­lo di riem­pi­men­to. 

Possibilità di im­pie­go dei sen­so­ri a ul­tra­suo­ni

Con­trol­lo di pre­sen­za

Icona Controllo di presenza con sensori a ultrasuoni

Con­trol­lo rot­tu­re pel­li­co­la

Ve­ri­fi­ca di li­vel­lo di riem­pi­men­to

Icona Verifica di livello di riempimento con sensori a ultrasuoni

Con­trol­lo frec­cia di fles­sio­ne

Icona Controllo freccia di flessione con sensori a ultrasuoni

Po­si­zio­na­men­to dei robot

Con­trol­lo al­tez­za di im­pi­la­men­to

Icona Controllo altezza di impilamento con sensori a ultrasuoni

Ri­co­no­sci­men­to di eti­chet­te

Ve­ri­fi­ca della po­si­zio­ne fi­na­le

Bar­rie­ra

Po­si­zio­na­men­to

A cosa bi­so­gna pre­sta­re at­ten­zio­ne nel mon­tag­gio di un sen­so­re a ul­tra­suo­ni?

Uso ge­ne­ra­le

  • Nel mon­tag­gio di ta­sta­to­ri a ul­tra­suo­ni bi­so­gna evi­ta­re che si ac­cu­mu­li molto spor­co sulla su­per­fi­cie at­ti­va (tra­sdut­to­re).
  • La su­per­fi­cie at­ti­va (oscil­la­to­re) del sen­so­re deve ri­ma­ne­re li­be­ra.
  • Il pro­dot­to deve es­se­re pro­tet­to da azio­ni mec­ca­ni­che.
  • Ve­ri­fi­ca­re che il mon­tag­gio del sen­so­re sia mec­ca­ni­ca­men­te sta­bi­le.

L’il­lu­stra­zio­ne mo­stra il mon­tag­gio idea­le di un sen­so­re a ul­tra­suo­ni. In caso di og­get­ti molto duri e lisci l’an­go­lo tra l’asse del suono e la su­per­fi­cie dell’og­get­to do­vreb­be rien­tra­re nei 90° ± 3°. Per la mag­gior parte delle su­per­fi­ci l’an­go­lo può es­se­re mag­gio­re.

In­ter­fe­ren­za di forze ester­ne

Le tur­bo­len­ze dell’aria come vento, cor­ren­te e pres­sio­ne pos­so­no in­fluen­za­re in de­ter­mi­na­te cir­co­stan­ze la mi­su­ra­zio­ne dei sen­so­ri a ul­tra­suo­ni. Que­sti spe­ci­fi­ci svan­tag­gi sono tra­scu­ra­bi­li se in am­bien­ti in­du­stria­li tra­di­zio­na­li ven­go­no usati i sen­so­ri mo­der­ni. ​​​​​

Il sen­so­re a ul­tra­suo­ni si può udire?

L’ul­tra­suo­no in sé non è udi­bi­le all’orec­chio umano, tut­ta­via du­ran­te il fun­zio­na­men­to i sen­so­ri a ul­tra­suo­ni pro­du­co­no ru­mo­ri a bassa fre­quen­za do­vu­ti all’emis­sio­ne di pac­chet­ti di onde so­no­re. Nei sen­so­ri a ul­tra­suo­ni mo­der­ni la vi­bra­zio­ne dell’oscil­la­to­re è quasi non udi­bi­le.

Quali sono le dif­fe­ren­ze tra i sen­so­ri a ul­tra­suo­ni e i sen­so­ri ot­ti­ci?

Ri­co­no­sci­men­to degli og­get­ti

Per il ri­le­va­men­to i sen­so­ri a ul­tra­suo­ni uti­liz­za­no le onde so­no­re, men­tre i sen­so­ri ot­ti­ci fun­zio­na­no so­li­ta­men­te con luce in­fra­ros­sa, luce rossa, luce blu o luce laser. La dif­fe­ren­za de­ter­mi­nan­te è la di­men­sio­ne del campo d’azio­ne. È il caso d’uso a de­fi­ni­re con­cre­ta­men­te quale tipo di sen­so­re è idea­le.

Velocità di ri­le­va­men­to

Poiché la velocità della luce è mag­gio­re della velocità del suono, un sen­so­re ot­ti­co è più ve­lo­ce nelle mi­su­ra­zio­ni ri­spet­to a un sen­so­re a ul­tra­suo­ni.

Esem­pio lam­pan­te: ri­co­no­sci­men­to di una la­mie­ra fo­ra­ta con sen­so­re op­to­e­let­tro­ni­co e con sen­so­re a ul­tra­suo­ni

Nel ri­le­va­men­to di pia­stre, come per esem­pio la­mie­re fo­ra­te, git­ter­box o cir­cui­ti stam­pa­ti, i sen­so­ri op­to­e­let­tro­ni­ci si com­por­ta­no di­ver­sa­men­te dai sen­so­ri a ul­tra­suo­ni. Il sen­so­re op­to­e­let­tro­ni­co uti­liz­za per mi­su­ra­re un punto di luce pre­ci­so che, in que­sto caso, ol­tre­pas­sa ogni buco. Il cono acu­sti­co del sen­so­re a ul­tra­suo­ni, in­ve­ce, copre un’area ampia, fa­cen­do sì che in que­sto caso non ven­ga­no ri­le­va­ti i buchi ma il pro­dot­to nella sua in­te­rez­za.
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